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Il libro della gioia

Bentornato sulle pagine del mio blog personale – thinkersclub appunto 😉
Oggi volevo parlarti di una delle ultime letture, o meglio, uno degli ultimi ascolti.
Si tratta de “Il libro della gioia”, non l’ho ancora completato ma volevo darti alcuni spunti interessanti che a mio parere sono alla base del vivere in pace con se stessi e raggiungere, appunto, quella gioia di cui ognuno di noi va alla ricerca.

Lascia che ti spieghi meglio..

Il libro è una trasposizione di una – per cosi dire – “intervista” tra il Dalai Lama e l’Arcivescovo Desmond Tutu.

Il libro della gioia -  Dalai Lama (Autore), Desmond Tutu (Autore), Andrea Oldani (Narratore), Salani (Editore)
Il libro della gioia – Dalai Lama (Autore), Desmond Tutu (Autore), Andrea Oldani (Narratore), Salani (Editore)

Il punto di vista è quello di un giornalista che organizza l’incontro presso la residenza del Dalai Lama ad Dharamsala in India; l’obiettivo dell’incontro era definire i in maniera più specifica i processi per i quali sia il Dalai Lama che l’Arcivescovo Tutu riuscissero – a dispetto di tutto – a mantenere un livello di gioia costante, appunto, nonostante tutto ciò che normalmente accade a due persone di questo calibro.

Il libro inizia come dire… diesel 🙂

La descrizione inizialmente si pone nel flusso di coscienza del giornalista che va a descrivere i momenti di preparazione, di dettaglio del percorso e degli argomenti che la troupe andrà a porre ai due “ospiti/protagonisti”.

La fase di preparazione descrive con dovizia di particolari, ciò che può sembrare superfluo ma, se vuoi vederla come una meditazione, questo ti permette di immaginare esattamente la situazione in cui il giornalista, Dalai Lama ed Arcivescovo Tutu si trovano insieme al resto della “carovana”.

Inizia la discussione..

Molto lentamente, si arriva al primo giorno di discussione che è raccontata attraverso l’esplorazione del rapporto di estrema amicizia tra i due protagonisti.
Successivamente iniziano le prime domande relative all’esplorazione, appunto, di che cos’è la gioia e di come questa venga affrontata dal punto di vista del Buddhismo e da quello Cristiano.

Un estremo rispetto

La prima cosa che mi ha colpito, è stato l’estremo rispetto l’uno per l’altro, oltre che per la religione di ciascuno dei due protagonisti, un rispetto profondo per le due persone che effettivamente sono arrivate all’incontro, sai.. parlo dello stesso tipo di incontro di cui parlavo qui.

E’ una cosa rara arrivare ad incontrare qualcuno come è descritto all’interno di questo libro.

C’è estremo rispetto anche e soprattutto delle posizioni di entrambi, nessuno mai dice “no tu stai sbagliando”, si cerca sempre di fare tesoro delle esperienze di entrambi per generare, il più fedelmente possibile, una risposta congrua ed universale.

Il racconto delle storie personali

Mi nasce spontaneo individuare molti punti in comune con quello che possiamo personalmente provare in relazione al dolore ed al modo di gestirlo.

Sia il Dalai Lama che l’Arcivescovo Tutu non hanno evidentemente una vita semplice, il primo semplicemente per prendere un aereo, costringe l’intera città a chiudere strade ed a fermarsi per questioni di sicurezza.. per non parlare poi di quello che ha passato da fuggiasco al tempo delle prime rappresaglie cinesi per poter sconfinare in India e chiederne asilo; allo stesso modo l’Arcivescovo Tutu in Sudafrica ha trascorso una infanzia nel pieno del periodo dell’apartheid ma con ispirazioni come Nelson Mandela ad aprirgli la mente.

Ho trovato impressionante notare come, anche con un passato come il loro sulle spalle, il loro livello di gioia sia effettivamente ed incredibilmente elevato.. ci sono riflessioni che sentite in questo modo lasciano davvero di stucco.

Quella che voglio citarti qui – anche se non cito il testo esatto – è la differenza tra gioia e felicità.

Il concetto espresso è che:

“la felicità è uno stato effimero e molto sfuggente, la gioia invece è una condizione dell’animo umano e pertanto può essere perseguito come stile di vita”

Questo mi ha fatto sinceramente riflettere sul fatto che – si ormai è una frase fatta, qualcuno potrebbe dire anche noiosa – essere felici è una scelta e non una condizione che viene cosi dal nulla.

Possiamo sinceramente scegliere di essere felici, cosi come possiamo scegliere di essere tristi.
Nel post “Lettera all’Amicizia” che ho dedicato ad una amicizia – appunto 🙂 – parlavo di “dar da mangiare al lupo giusto”.

Facevo riferimento ad una storia che gli indiani cherokee raccontano in cui i protagonisti sono un lupo nero ed uno bianco.

Te la cito interamente riportandoti il link al portale dove l’ho recuperata – PS. ti invito a farci un giro, troverai sicuramente altre cose interessanti –

La leggenda cherokee del lupo nero e del lupo bianco

Una vecchia leggenda Cherokee racconta che un giorno il capo di un grande villaggio decise che era arrivato il momento di insegnare al nipote preferito cosa fosse la vita. Lo portò nella foresta e lo fece sedere ai piedi di un grande albero e gli spiegò:

Figlio mio, nella mente e nel cuore di ogni essere umano si combatte una lotta incessante. Anche se io sono vecchio capo, guida della nostra gente, che mi considera saggio, quella lotta avviene anche dentro di me. Se non ne conosci l’esistenza, ti spaventerai e non saprai mai quale direzione prendere. Magari, qualche volta nella vita vincerai, ma poi, senza capire perché, all’improvviso ti ritroverai perso, confuso e in preda alla paura, e rischierai di perdere tutto quello che hai faticato tanto a conquistare.

Crederai di fare le scelte giuste per poi scoprire che erano sbagliate. Se non capisci le forze del bene e del male, la vita individuale e quella collettiva, il vero sé e il falso sé, vivrai sempre in grande tumulto.

È come se ci fossero due grandi lupi che vivono dentro di ognuno: uno bianco, l’altro nero.

Il lupo bianco è buono, gentile e innocuo. Vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende. Il lupo buono, ben ancorato e forte nella comprensione di chi è e di cosa è capace, combatte solo quando è necessario, e quando deve proteggere sé stesso e la sua famiglia. Anche in questo caso lo fa nel modo giusto. Sta molto attento a tutti gli altri lupi del suo branco e non devia mai dalla propria natura.

Ma c’è anche un lupo nero che vive in ognuno, ed è molto diverso. E rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli provocano eccessi di rabbia. Litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Non riesce a pensare con chiarezza poiché avidità, rabbia e odio in lui sono troppo grandi. Ma la sua è rabbia impotente, figlio mio, poiché non riesce a cambiare niente. Quel lupo cerca guai ovunque vada, e li trova facilmente. Non si fida di nessuno, quindi non ha veri amici.

A volte è difficile vivere con questi due lupi dentro di sé, perché entrambi lottano strenuamente per dominare l’anima.


Il ragazzo chiese ansiosamente:

Quale dei due lupi vince, nonno?

Con voce ferma, il capo rispose:

Tutti e due, figlio mio. Se scelgo di nutrire solo il lupo bianco, quello nero mi aspetta al varco per approfittare di qualche momento di squilibrio, o in cui sono troppo impegnato e non riesco ad avere il controllo di tutte le responsabilità. Il lupo nero allora attaccherà il lupo bianco. Sarà sempre arrabbiato e in lotta per ottenere l’attenzione che pretende. Ma se gli presto un po’ di attenzione perché capisco la sua natura, se ne riconosco la potente forza e gli faccio sapere che lo rispetto per il suo carattere, e gli chiederò aiuto se la nostra tribù si trovasse mai in gravi problemi, lui sarà felice. Anche il lupo bianco sarà felice. Così entrambi vincono. E tutti noi vinciamo.

Confuso, il ragazzo chiese:

Non capisco, nonno, come possono vincere entrambi?

Il capo indiano continuò:

Il lupo nero ha molte importanti qualità di cui posso aver bisogno in certe circostanze. E’ temerario, determinato e non cede mai. E’ intelligente, astuto e capace di pensieri e strategie tortuose. Sono caratteristiche importanti in tempo di guerra. Ha sensi molto acuti e affinati che soltanto chi guarda con gli occhi delle tenebre può valorizzare. Nel caso di un attacco, può essere il nostro miglior alleato.

Il capo Cherokee tirò fuori due pezzi di carne dalla sacca e li gettò a terra: uno a sinistra e uno a destra. Li indicò, poi disse:

Qui alla mia sinistra c’è il cibo per il lupo bianco, e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se scelgo di nutrirli entrambi, non lotteranno mai per attirare la mia attenzione e potrò usare ognuno dei due nel modo che mi è necessario. E, dal momento che non ci sarà guerra tra i due, potrò ascoltare la voce della mia coscienza più profonda, scegliendo quale dei due potrà aiutarmi meglio in ogni circostanza.

Se capisci che ci sono due grandi forze dentro di te e le consideri con uguale rispetto, saranno entrambi vincenti e convivranno in pace. La pace, figlio mio, è la missione dei Cherokee, il fine ultimo della vita. Un uomo che ottiene la pace interiore ha tutto. Un uomo che è lacerato dalla guerra che si combatte dentro di lui, è niente.

Allora, che ne pensi? io darei una letta a questo libro, oppure se sei come me che hai bisogno di riposare la vista, magari dai un’occhiata alla versione audio su Audible.
Ti lascio il link qui, fammi sapere cosa ne pensi

Per ora ti lascio, un saluto ed a presto 🙂
Luigi

Ah dimenticavo… mi interessa la tua opinione, lascia un commento se qualcosa ti ha colpito oppure se vuoi consigliarmi un libro da leggere, mi faresti felice 🙂

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